Il progetto è nato da una riflessione sull’organizzazione della vita dei disabili e delle loro famiglie.
I servizi che normalmente vengono erogati mirano, infatti, a migliorare i problemi connessi all’assistenza di base, alla riabilitazione, all’inserimento scolastico o a quello lavorativo, ma spesso una grande fetta di tempo rimane libero e privo di organizzazione.
In questa ottica il tempo libero viene vissuto come tempo non finalizzato e non utilizzabile, e spesso la sua gestione grava sulle spalle dei familiari, con tutto ciò che ne consegue: sfiducia nei confronti dei servizi, convinzione che il migliore accudimento del disabile non possa venire che dalla famiglia stessa, progressiva chiusura all’interno del nucleo familiare, sensazione di profonda incertezza sul futuro.
Sulla base delle motivazioni sopra esposte, questo progetto propone brevi vacanze autonome che possano aiutare le famiglie ad imparare a separarsi dal proprio figlio disabile e a delegare quindi compiti e responsabilità ad altri che non siano i familiari stessi, per consentire ad ognuno di rivalutare, di conseguenza, la propria vita, i propri spazi, le proprie necessità e anche le proprie possibilità.